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Data: 27/09/2010

Vorrei sottolineare che questa non è la machiavellica perorazione di una calcolata ignoranza linguistica che obbligherebbe gli altri a imparare la nostra lingua per poterci capire. Come ho accennato poco fa, il cittadino europeo responsabile oggi dovrebbe essere in grado di parlare almeno una seconda lingua oltre alla propria. Ma perché ogni lingua abbia in Europa lo spazio e l'opportunità di prosperare e svilupparsi, la via giusta è quella della condivisione, non quella della competizione. La condivisione delle lingue di prossimità e di una lingua internazionale è il modello di multilinguismo che noi perseguiamo. In esso la funzione dell'interprete risponde ad altri bisogni, più specifici ma ugualmente essenziali, poiché non si sostengono allo stesso modo le proprie idee quando si è costretti ad esprimerle in una lingua a noi estranea ma che è magari la lingua madre del nostro interlocutore.

Se noi potremo continuare a disporre di interpreti italiani di alto livello, competenti in diverse lingue, l'italiano più facilmente svolgerà quel ruolo di lingua ponte che già oggi lo contraddistingue. Solo così possiamo difendere la nostra lingua in modo coerente, contribuendo all'obiettivo del multilinguismo europeo ma promuovendo nel contempo quella liberazione delle lingue dalle loro frontiere che non può che andare nell'interesse dell'italiano. Poiché nel panorama linguistico di oggi, fortemente caratterizzato dal dominio dell'inglese, una lingua può trovare spazi di diffusione soltanto se serve nuove e più sofisticate esigenze. L'italiano può così avvalersi della sua forza culturale e occupare spazi che inevitabilmente lascia vuoti ogni lingua di comunicazione internazionale, per il modo sommario in cui viene imparata, per la superficialità della sua diffusione e per la frammentazione dei suoi locutori.

In questa nuova prospettiva del multilinguismo è del resto visibile dove si situa la dicotomia che si è venuta a creare oggi nell'insegnamento delle lingue. La maggiore diffusione delle conoscenze linguistiche sta portando sì gli europei a parlare più lingue, ma sta anche distogliendoli dalle professioni linguistiche. In altre parole, c'è sempre più gente che parla una lingua straniera a ineguali livelli di competenza, ma c'è sempre meno gente che conosce una lingua straniera al livello di competenza che noi cerchiamo.

Questa tendenza noi vogliamo contrastare con la nostra campagna di informazione. Abbiamo bisogno di interpreti di lingua italiana e non solo, con le conoscenze e le qualifiche necessarie per esercitare la professione nelle istituzioni europee.

Cerchiamo persone entusiaste e intraprendenti, motivate e disposte a viaggiare.

Una carriera nelle istituzioni europee offre a un giovane molte opportunità, anche al di fuori del settore linguistico. Vivere in un ambiente internazionale e partecipare al laboratorio politico in cui si costruisce la nuova Europa è un'esperienza unica e appassionante che apre sempre nuove prospettive.

In tanti anni di esperienza credo di poter dire che l'apertura mentale, la curiosità intellettuale e anche la spregiudicatezza di pensiero che inevitabilmente caratterizzano chi come noi ha scelto la professione delle lingue hanno sicuramente contribuito al progetto europeo.

In altre parole, sono sicuro che pur nell'imperativa precisione della traduzione, i nostri interpreti abbiano saputo contaminare con il loro entusiasmo e con il loro spirito europeista anche il più scettico dei delegati.

Questa è la gente che cerchiamo e mi auspico che i giovani italiani non siano sordi al nostro richiamo.

Grazie

Sito web: http://ec.europa.eu/italia/attualita/primo_piano/istruzione/interpretare_per_europa_it.htm


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