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Data: 12/07/2011

Positivo (con una riserva: i conigli) invece il commento di Elisabetta Gardini, per la quale, «approvando i nuovi criteri sulle informazioni alimentari il Parlamento ha risposto ai consumatori che chiedevano maggiore chiarezza e contemporaneamente ha tutelato le nostre imprese perchè con queste norme si riduce il rischio di distorsioni sul mercato e si contribuisce al rilancio della loro competitività. A livello europeo è la prima volta che si ottiene un quadro obbligatorio e armonizzato in materia di etichettatura. È un regolamento a favore dei cittadini. Per esempio, se uno yogurt contiene solo aromi e coloranti i produttori d'ora in poi non potranno più' riportare sulle confezioni l'immagine di frutta fresca».
Gardini riconosce che «essendo un accordo ci sono dei punti che non soddisfano a pieno. Ad esempio avremmo preferito che le istituzioni europee riponessero una maggiore attenzione al settore cunicolo che in Italia conta 10 mila addetti e ha un fatturato da 650 milioni di euro. Per tutelare questo comparto sarebbe stato più opportuno che venisse estesa l'obbligatorietà dell'indicazione di provenienza anche alla carne di coniglio».

Anche per il Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, il provvedimento è un passo importante verso la tutela dei diritti dei consumatori, ma è anche vedo che l’accordo in seconda lettura ridimensiona in parte, quanto approvato dall’Aula in prima lettura. E c'è il problema conigli.

Ad esempio - ha detto De Castro in una nota - ci saremmo aspettati di più sull’etichettatura dell’origine dei prodotti agroalimentari e, in particolare, sull'introduzione dell'obbligo per tutti i prodotti agricoli freschi e trasformati mono ingredienti così come avevamo approvato lo scorso luglio. Lo stessa origine obbligatoria delle carni suine, avicole e ovi caprine che ci consegna il nuovo articolo 25, rappresenta sì un'importantissima novità, ma esclude alcuni importanti produzioni che necessitano di altrettante tutele. Mi riferisco in particolare ai prodotti cunicoli di cui non si comprendono le ragioni di esclusione».

Sergio Berlato, membro della commissione Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare, ritiene il compromesso raggiunto come una risposta, sia all'esigenza di corretta informazione del consumatore, sia a quella di tutela del ruolo chiave che l'industria alimentare riveste nel trasformare le materie prime per produrre il Made in Italy. Ha espresso invece riserve sulla prevista facoltà per gli Stati membri di introdurre, su scala nazionale, informazioni obbligatorie ulteriori rispetto al sistema di regole comuni, poiché ciò causerebbe solo confusione per i consumatori ed aumento dei costi.


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