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Data: 29/11/2011

Caccia

La Commissione europea chiede all'Italia di conformarsi a tre sentenze della Corte relative ad una serie di inadempienze nel fornire un'adeguata protezione agli uccelli selvatici, protetti in Europa da una direttiva. In tre occasioni (nel 2008 e due volte nel 2010), la Corte di giustizia dell'Ue ha ritenuto che la legislazione italiana non rispettasse pienamente gli standard in materia.
Due sentenze riguardano la caccia.
Il 15 maggio 2008 la Corte si pronunciò contro l'Italia in quanto la regione Liguria aveva adottato e applicato una normativa regionale che autorizzava la caccia agli storni e ai fringuelli. Analogamente, l'11 novembre 2010 la Corte si pronunciò contro l'Italia in quanto la regione Veneto aveva adottato una normativa regionale che autorizzava la caccia a passera, passera mattugia, marangone, fringuello, peppola, storno e tortora dal collare orientale, contrariamente a quanto prevede la direttiva sugli uccelli.
La regione Liguria ha poi modificato la propria legislazione e non ha più rilasciato deroghe per la caccia, ma nel settembre 2011 è stata adottata un'ulteriore normativa regionale relativa alla stagione venatoria 2011-2012 che viola ancora una volta gli obblighi nell'ambito della direttiva.
Anche la regione Veneto ha modificato la propria normativa in conseguenza della sentenza, recependo correttamente la direttiva, ma ha continuato a rilasciare deroghe per la caccia in violazione dell'articolo 9 della direttiva.
La Commissione sta inviando due lettere di costituzione in mora. Data l'urgenza della situazione (la stagione venatoria in Veneto e in Liguria finisce, rispettivamente, il 31 dicembre 2011 e il 31 gennaio 2012), tali lettere stabiliscono un termine di un mese per la risposta delle autorità italiane.
In un altro caso relativo al recepimento e all'applicazione della direttiva uccelli a livello nazionale e in diverse altre regioni (tra cui la Lombardia, la Puglia, il Lazio e la Toscana), la Corte ha riscontrato una serie di lacune di carattere generale nel recepimento della suddetta direttiva. L'Italia ha poi corretto la propria legislazione, ma dalle informazioni a disposizione della Commissione si evince che diverse violazioni non sono ancora state corrette. È stata inviata pertanto una lettera di costituzione in mora. L'Italia dispone di due mesi per reagire.


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