English version

altre informazioni 1

Data: 17/02/2014

Un altro percorso della società civile che si muove intorno ad Expo 2015 è l’Expo dei Popoli, un coordinamento di oltre 50 associazioni firmatarie di un Manifesto politico/culturale centrato sulla Sovranità Alimentare e Ambientale come risposta alle sfide della fame, della povertà e dell’ingiustizia. A supporto di questo processo, nel novembre 2012, si è costituito ufficialmente un Comitato di scopo composto da oltre 30 associazioni e ONG di diverse dimensioni e natura che in modo sinergico stanno promuovendo l’idea di realizzare a Milano nel giugno 2015 un forum, il Forum dei Popoli per l’appunto, che faccia sentire forte e chiara la voce della società civile e dei movimenti contadini sul tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Un’assise mondiale che – in vista del varo della nuova Agenda di Sviluppo che sostituirà gli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite – riunirà a Milano i principali network internazionali già attivi su diritto al cibo, all’acqua, alla terra, alle sementi, questione femminile, lotta al cambiamento climatico, diffusione dell’agroecologia, solo per fare alcuni esempi, facendo del capoluogo lombardo e dell’Italia una delle tappe di mobilitazione della società civile internazionale per una revisione del consensus globale su lotta alla povertà e sviluppo sostenibile. In questo senso Expo dei Popoli guarda anche ad altri importanti appuntamenti come la Presidenza Italiana dell’Unione Europea nel secondo semestre del 2014 e quella del G8 nel 2016. Non solamente le istituzioni, ma anche l’associazionismo italiano dovrà essere infatti capace di un nuovo attivismo per contribuire con la propria esperienza a definire le agende politiche di questi appuntamenti.

I due percorsi descritti hanno quindi come obiettivo sinergico la volontà di valorizzare la partecipazione della società civile portando le sue voci e i suoi contenuti sui temi dell’Expo dal livello nazionale a quello internazionale. Non a caso molte importanti organizzazioni italiane sono parte integrante di queste due realtà.

Non manca quindi l’attivismo di ONG e associazioni sul fronte Expo nonostante le grossissime difficoltà finanziarie che il terzo settore deve affrontare in vista di un evento così impegnativo. Pur essendo la partecipazione della società civile un potenziale fiore all’occhiello di questo Expo italiano, nessuno sembra essersi preoccupato del fatto che la partecipazione ad un’esposizione universale abbia dei costi difficilmente sostenibili dalle realtà non profit. La sfida di rappresentare idee, alternative e buone pratiche rischia di essere vana di fronte agli investimenti multi milionari degli espositori ufficiali, gli Stati e le aziende.

Ad oggi ne la società Expo ne il governo hanno messo a disposizione alcun fondo dedicato a supportare la partecipazione della società civile all’Expo. Eppure per la realizzazione del Padiglione Italia di risorse se ne spederanno tante. Il costo massimo preventivato per la realizzazione dei lavori è di 40 milioni e c’è già chi è pronto a scommettere che se ne spenderanno parecchi di più. Ma la missione del Padiglione sarà incentrata sul rafforzamento della vocazione turistica italiana, sull’internazionalizzazione dei prodotti agroalimentari e il collegamento delle start-up ai circuiti internazionali di scienza, ricerca e tecnologia.

Per ora quindi il primo vero obiettivo da raggiungere per la società civile sarà quello di garantirsi le risorse necessarie per realizzare quello che stanno elaborando e progettando. Una sfida forse più difficile della partecipazione stessa all’evento.

Chi sembra non avere problemi su questo fronte è un attore importante quanto anomalo della società civile che avrà comunque un ruolo predominante in questo Expo. Si tratta di Slowfood che parteciperà all’evento, con uno spazio da 3.500 metri quadrati dedicato a un percorso sulla biodiversità (la collina della biodiversità) con uno status diverso dagli altri Civil Society Participants, si parla infatti di partnership tra Slow Food ed Expo.
L’accordo tra Slow Food e Expo 2015 è arrivato a novembre scorso dopo le polemiche per il ridimensionamento e quasi fallimento dell’«orto planetario» di cui Petrini era stato tra gli ispiratori del masterplan disegnato dall’allora assessore comunale di Milano Stefano Boeri. Allora il fondatore di Slow Food era stato molto duro tanto che affermò: “ è più facile e veloce tirar su nuovi edifici che lavorare al piano originario dell’Expo verde”. Pace fatta quindi, il “racconto” di Slow Food si svilupperà su due filiere clou come la produzione del pane e del formaggio in contesti climatici diversi. Ci sarà anche un Teatro del gusto dove «parleranno i piccoli produttori, ci saranno convegni e dibattiti».


Pagina precedente