Data: 10/04/2008
La Gran Bretagna e l'Europa: dentro o fuori
«I britannici abbiano il coraggio di chiedersi: il Regno Unito deve rimanere nell’Unione europea oppure deve uscirne? E se la risposta sarà a favore dell’Europa, gli anti-europeisti tacciano per sempre». Inizia così l'intervista che Nick Clegg, il leader del partito Liberal Democratico inglese ha rilasciato a Francesca Morandi per la nostra newsletter di oggi. Un' intervista interessante in questa settimana pre-elettorale italiana per almeno due motivi. Primo, chi la rilascia è a capo di un partito importante in Europa (in termini di voti i liberali inglesi non sono troppo lontani dai due partiti che tradizionalmente si alternano al numero dieci di Downing Street, i laburisti e i conservatori) e ha quarant'anni, più o meno l'età dei vari Clinton, Blair, Aznar o Zapatero quando sono diventati presidenti o primi ministri nei loro Paesi, o di Milliband, attuale ministro degli esteri della Regina. Secondo, si parla d'Europa, trattando in termini forti ("in or out") il tema del futuro dell'Unione, che dalla campagna elettorale in corso in Italia è del tutto assente. Uno dei luoghi comuni sulle elezioni è che "in campagna elettorale non si parla di politica estera perché o non interessa o fa perdere voti". Ma l'Europa non è politica estera: le norme del Trattato hanno prevalenza su quelle nazionali, e oggi è un dato di fatto che la dimensione europea è quella che incide più profondamente sull'economia, sull'ambiente, sull'immigrazione, sull'agricoltura, sulla concorrenza delle imprese. Quindi è politica interna. La ratifica italiana del Trattato di Lisbona è per ora nel frigorifero del Parlamento. Sarebbe opportuno che il nuovo Parlamento la tirasse fuori subito dopo le elezioni, assieme allo champagne augurale per la nuova legislatura. Una pronta e massiccia ratifica italiana potrebbe aiutare anche Mister Clegg e i suoi colleghi inglesi a dire "in".
Matteo Fornara Rappresentanza a Milano
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